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Terza edizione del "Market Access Award 2017": premio alla app "In Their Shoes" di Takeda

5 maggio 2017
L'innovativo progetto, nato per mettersi 'nei panni' dei pazienti affetti da malattia di Crohn e colite ulcerosa, è stato classificato primo nella categoria "Assistenza al Paziente"

Milano, 5 maggio 2017 - Il progetto "In Their Shoes" di Takeda si è aggiudicato il Market Access Award 2017, nella categoria "Assistenza al Paziente". Il progetto, pensato e realizzato per i dipendenti Takeda, ha lo scopo di coinvolgere in prima persona i partecipanti a mettersi nei panni dei pazienti affetti da una Malattia Infiammatoria Cronica Intestinale (MICI) in un'esperienza immersiva e totale. Nato nel 2016, "In Their Shoes" si compone di un'app per smartphone e di un kit con oggetti di cui i pazienti fanno uso quotidianamente: salviettine detergenti, deodorante per auto, traversa impermeabile per il letto, ecc. Una volta scaricata l'applicazione, i partecipanti creano il proprio avatar e ricevono semplici messaggi di testo che simulano quello che può accadere nel corso della giornata di un paziente affetto da MICI.

Ad oggi, sei affiliate Takeda hanno coinvolto i dipendenti in questa iniziativa e, a breve, ne seguiranno altre. In Italia, per la prima volta, il progetto ha superato i 'confini aziendali', ed è stato esteso ad altri interlocutori.

Giunto alla terza edizione, il Market Access Award è un riconoscimento che intende premiare le migliori partnership tra aziende private ed Enti pubblici finalizzate a migliorare l'accesso alle cure dei pazienti attraverso soluzioni innovative. "Siamo orgogliosi di questo premio, che conferma ancora una volta la nostra volontà di mettere il paziente al centro di ogni attività - afferma Rita Cataldo, Amministratore Delegato della filiale nazionale della multinazionale giapponese - Il programma "In Their Shoes", pensato per consentire ai nostri dipendenti di capire meglio i bisogni delle persone che ogni giorno devono fare i conti con queste malattie, è stato esteso ad alcuni rappresentanti delle istituzioni che, per la prima volta in Italia, hanno vestito per un giorno i panni di un paziente con MICI per comprenderne a pieno difficoltà ed esigenze".

"Le Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali, conosciute con il nome di Malattia di Crohn e Retto Colite Ulcerosa, sono patologie caratterizzate da un processo infiammatorio cronico segmentario della parete intestinale nel primo caso e della sola mucosa colica nel secondo - aggiunge Fernando Rizzello, Segretario del Gruppo Italiano per le Malattie Infiammatorie Croniche Intestinali (Italian Group for Inflammatory Bowel Diseases, IG-IBD) - Il loro esordio si registra in giovane età, tra i 20 e i 30 anni, e spesso, a causa sia di un esordio subdolo sia di una scarsa conoscenza di queste patologie, si ha un grave ritardo di diagnosi. Data la loro complessità ed il coinvolgimento multiorgano, è fondamentale un approccio multidisciplinare, ossia una vera e propria 'presa in carico'. Il medico deve non solo trattare le manifestazioni cliniche, ma deve capire l'impatto della malattia sul vissuto del paziente, sul suo stato d'animo, sulla sua
qualità di vita e su quella della famiglia d'origine e/o della sua nuova famiglia. L'obiettivo del medico, quindi, non si limita al mero controllo della malattia ma deve essere quello di restituire al paziente il suo 'benessere fisico, mentale e sociale', ossia la sua libertà".

"L'impatto psicologico di queste patologie è più grave di quello che si può immaginare. Convivere con le MICI crea disagio e difficoltà, e ne sono consapevoli le oltre 200.000 persone che ne soffrono in Italia - sottolinea Salvo Leone, Direttore Generale di A.M.I.C.I. Onlus - Le MICI sono malattie silenziose, invalidanti e caratterizzate da una disabilità non visibile che hanno un notevole impatto a livello fisico, psicologico e sociale. La sfida più dura che affronta una persona che ne viene colpita è, prima di tutto, far capire di avere una malattia, malattia cronica dalla quale non si guarirà mai, e poi quali disagi tutto questo provochi. "In Their Shoes" ha permesso di avvicinare le persone a conoscere e capire realmente cosa si prova, aumentando l'empatia verso i pazienti e l'awareness sulla malattia".